Qualche giorno fa, curiosando nel web ho trovato un articolo che mi è sembrato subito interessante. E’ pubblicato sul sito di una scuola Montessori americana, e questo è il link all’originale:
8 Ways to Help Your Child Deal With Mean Kids
Ho chiesto il permesso di tradurlo, ed eccolo qui. Ho tradotto la parola “mean” con “cattivo”, perché di solito è questo il termine che i bambini usano. Non credo però che esistano bambini cattivi, al massimo sgarbati o maleducati.
Ecco l’articolo:
“Ben è cattivo con me”
“Allie non mi piace. E’ molto cattiva!”
E’ sorprendente quanto siano frequenti commenti come questi nella mia classe elementare Montessori. E immagino che anche tu, qualche volta, abbia sentito qualcosa di simile da tuo figlio.
Ti si spezza il cuore quando vedi tuo figlio sconvolto. E se è importante ascoltare i bambini, prendere seriamente le loro preoccupazioni ed essere per loro i migliori avvocati possibili, è importante anche tenere in considerazione il loro sviluppo quando decidiamo come intervenire.
Spesso, quando chiedi a tuo figlio che cosa è successo, non ottieni una gran spiegazione. Potrebbe dirti: “Beh, Katie è proprio cattiva!” Tuo figlio potrebbe aggiungere di essere stato spinto o che qualcuno gli ha urlato contro – ma il più delle volte ti dirà solo che un certo bambino è “SEMPRE cattivo con me!”
Ma che cosa significa “cattivo” per un bambino della scuola elementare? Di solito significa “Ho interagito con qualcuno e questo mi ha fatto star male.” Spesso, si tratta di una situazione lontana anni luce dall’abuso, ma per tuo figlio può essere sconvolgente – specialmente visto che lui o lei sta imparando come muoversi nel mondo delle relazioni sociali.
Ecco alcune cose che ho sentito in classe e che descrivono una situazione che il bambino sopraffatto potrebbe etichettare come “cattiveria”:
“Se non lavori con me, non sarò mai più tuo amico.” “Puoi lavorare con me, ma devi sederti là e puoi usare solo la matita blu.” “Continuo a chiedere una cosa a Ben e lui continua a ignorarmi!”
”Sono cattivi perché non vogliono fare il gioco che ho scelto io.” “Volevamo giocare con loro a rincorrerci ma adesso non ne abbiamo più voglia e loro non la smettono!”
Sebbene queste situazioni possano sembrare poca cosa a un adulto, per un bambino di sei anni possono essere devastanti.
Qual è, quindi, la strategia migliore per aiutare tuo figlio in questa fase cruciale dello sviluppo relazionale?
Quando tuo figlio si lamenta della cattiveria di qualcuno, non allarmarti. E’ probabile che l’evento sia meno tremendo di quanto sembri. E’ anche possibile che tuo figlio abbia risolto la questione a scuola e che ora voglia esaminarla con te.
L’interazione sociale è un tratto caratteristico in una classe Montessori, quindi queste situazioni sono all’ordine del giorno. Secondo noi non sono inconvenienti, bensì opportunità naturali e utili per imparare qualcosa sull’uso e abuso di potere e desiderio.
I bambini imparano non solo a gestire queste situazioni, ma ad analizzarle e a parlarne.
Certo servono tempo e pazienza da parte dell’insegnante, ma noi la consideriamo un’abilità per la vita, tanto importante per il successo di tuo figlio quanto la matematica o la lettura.
Ecco alcuni consigli per aiutare tuo figlio in queste situazioni:
-
Ricorda che tu sei per tuo figlio il suo “porto sicuro”. Fatti accaduti durante il giorno possono riemergere a casa– specialmente prima di andare a dormire. Ascolta con attenzione e rassicuralo sul fatto che potrà sempre gestire le future difficoltà che incontrerà sul suo cammino.
-
Ascolta tuo figlio senza giudicare o mostrare paura. Tuo figlio si rivolgerà a te per avere suggerimenti sull’importanza di ciò che gli è successo. Una tua reazione emotiva potrebbe interferire con la sua capacità di risolvere da solo la questione, o provocare un suo ripensamento.
-
Dedica un po’ di tempo all’osservazione di tuo figlio in classe e/o durante l’intervallo. Questo ti darà un quadro più completo delle dinamiche di classe e di come tuo figlio vi si inserisce.
-
Ricorda a tuo figlio di parlare con i suoi insegnanti. Anche se sembra ovvio, ci sono state volte in cui sono venuta a sapere solo dai genitori di problemi che non erano mai stati sottoposti alla mia attenzione – situazioni che non avevo osservato e di cui gli studenti non mi avevano parlato.
-
Ricorda che stai considerando unicamente la prospettiva di tuo figlio riguardo alla situazione conflittuale e che i dettagli sono sempre “colorati” dai suoi desideri, aspettative e punti di vista.
-
Parla con l’insegnante. Il suo punto di vista sulla situazione e le informazioni che ti può dare potranno aiutarti a parlare del problema con tuo figlio.
-
Insegna a tuo figlio che il conflitto fa parte della vita. Può darsi che i nostri desideri non siano uguali a quelli degli altri. Il concetto di “non ottenere ciò che vuoi” può essere molto difficile da comprendere per bambini di quest’età, ma è fondamentale per il loro successo nella vita.
-
Se un problema persiste, continua a comunicare e lavorare con l’insegnante per trovare una soluzione. Ricorda che ci può volere del tempo per risolvere questioni relazionali complesse con i bambini.L’autrice dell’articolo, un’insegnante Montessori, conclude così:
Gli anni di pratica che tuo figlio potrà fare grazie a un’educazione Montessori – dove imparare a gestire l’interazione sociale è parte integrante del programma – insieme al tuo supporto amorevole, daranno sicuramente i loro frutti.
Anche se i nostri figli non frequentano una scuola Montessori, credo che questi siano consigli validi per tutti.
Tu che cosa ne pensi?
A presto,
Adele
Potrebbero interessarti anche:
L’amicizia comincia da piccoli
E’ tempo di asilo…oppure no?
Bambini e libertà
Potrebbero interessarti anche:
L’amicizia comincia da piccoli
E’ tempo di asilo…oppure no?
Bambini e libertà